Cap. V
Che racconta della visita del quartiere del Marais e della triste storia di un pezzo di formaggio

 

La mattina ci svegliamo piuttosto tardi ancora non completamente reintegrati nel mondo normale dopo il giorno passato ad Eurodisney.
Il programma della settimana prevede una tre giorni di musei tra martedì e giovedì. Escludendo quindi mete di questo genere, propongo a Magda una passeggiata a Montmartre. Il primo giorno passammo piuttosto di fretta ma Montmartre merita di essere vista con la dovuta calma.
Lentamente ci avviamo verso la nostra meta. Sacre Cœur dista una ventina di minuti a piedi dal nostro albergo. Giriamo un po' tutte le viuzze che si ramificano ai piedi di Montmartre entrando in quasi tutti i negozi di artigianato e di souvenirs. Montmatre è una delle zone più turistiche di Parigi. Nonostante ciò riesce a mantenere la sua natura e si ha sempre la sensazione di respirare pura vita parigina anche se frotte di turisti ti girano attorno. Ci inerpichiamo lentamente per la scalinata che porta al Sacre Cœur. Più di una volta ci fermiamo ad ascoltare qualche artista suonare o ad ammirare il panorama. Arrivati in cima, facciamo solo un giro esterno della basilica che avevamo già ampiamente visitato il primo giorno.
Ancora una volta ci immergiamo nei vicoli a passo lento per carpire ogni dettaglio. Tra l'altro troviamo anche la famosa vigna che sorge in pendenza sulla collina. Nonostante le vie siano piccole e strette alcuni autobus le attraversano. Decidiamo di prendere un autobus a caso che ci faccia scendere dal lato opposto a quello dal quale siamo saliti. Sembra quasi di essere su uno di quei pullman turistici che vi porta tra le varie attrazioni di una città. Il giro risulta talmente carino che, arrivati al capolinea, cambiamo autobus e facciamo un altro giro. Ormai abbiamo visto quasi tutta Montmartre. L'ultimo autobus ci lascia presso il Sacre Cœur. Decidiamo di comprare qualcosa da mangiare e di pranzare in stanza in albergo.

Verso le 15 usciamo di nuovo. Destinazione Marais. Arriviamo in metro nei pressi del Centre Pompidou. Questa zona mi era stata descritta come piena di vita. In effetti la gente non manca. Artisti, mimi e giocolieri raccolgono gruppi di persone intorno a loro. Dopo aver dato un'occhiata generica, arriviamo Centre Pompidou. Da fuori appare bizzarro e curioso. Decidiamo di entrare anche se non abbiamo intenzione di visitare il Musée d’Art Moderne (lo visiteremo nei giorni successivi avvalendoci del Paris Museum Pass). Il primo piano, l'unico accessibile gratuitamente, non è particolarmente interessante e lasciamo il centro con l'intenzione di ritornarci nei giorni successivi. Camminiamo un po' a caso per la zona entrando nei tanti curiosi negozi presenti. Alla fine decidiamo di dirigerci verso il cuore del Marais.

Non so perché ma il Marais non mi fa nessuna particolare impressione. Sembra un quartiere piuttosto borghese. Edifici d'epoca carini, giardini puliti, negozi interessanti ma manca qualcosa. Manca qualcosa di caratteristico. Forse è la vita delle persone che qui vivono che scandisce i ritmi del Marais ma io, purtroppo, non mi sento per nulla preso. Ci sediamo su una panchina a Place des Vosges a chiacchierare un po' godendoci il bel sole ed il vento fresco della giornata. Dopo un poco riprendiamo la passeggiata. Ci dirigiamo verso la zona della Bastille. Sono ormai le 19 e cominciamo a pensare a cosa mangiare per cena. Compriamo la solita baguette che decido di abbinare a del formaggio locale. Sembra una specie di gorgonzola ma meno cremoso.

Arrivati a Place de la Bastille contempliamo uno dei luoghi storicamente più famosi e ricchi di significato. Al di là di questo, la zona della Bastille non ci coinvolge più di tanto. E' piuttosto sporca e a tratti mi ricorda parti di Roma. Da visitare non c'è molto e consci della dura giornata che ci aspetta domani facciamo rotta verso il nostro albergo.
Finora, in questo diario, raramente mi sono dilungato sui pasti. L'ho fatto e lo farò in seguito solo per parlarvi di esperienze particolari. Facendo uno strappo a questa usanza, vorrei, in commosso silenzio, ricordare quello che è stato uno dei più buoni formaggi che ho mai mangiato.
Questa è la triste storia di un amore culinario effimero, sbocciato un giorno d'estate e finito il pomeriggio successivo come si vedrà nel prossimo capitolo di questo diario.