Cap. II
Che tratta della visita a Notre-Dame e del primo impatto con Pigalle

 

Al risveglio accade esattamente quello che temevo. Dopo la camminata del giorno prima i muscoli delle gambe sono rigidi e indolenziti. Senza badarci troppo e sperando che il dolore si attenui, usciamo dall'albergo diretti verso Notre-Dame. La veloce metropolitana francese ci porta in zona in pochi minuti.

La cattedrale appare da fuori bella e maestosa come tante volte l'avevamo vista nelle guide e su internet. Appare anche decisamente più bianca (in seguito, veniamo a sapere che la facciata principale è stata da non molto restaurata e pulita). Rimandiamo a dopo un giro esterno e ci tuffiamo subito verso l'interno divincolandoci tra i numerosissimi gruppi di turisti. L'atmosfera interna è piuttosto strana. Il tempo ha portato a imporre una convivenza forzata tra la vecchia Notre-Dame così ben descritta da Hugo e quella nuova che deve adattarsi ai più di 13 milioni di turisti che ogni anno la visitano. E' indubbiamente strano girare assorti per la cattredale ammirando la sua imponenza e la bellezza dei dettagli e venire risvegliati da voci all'altoparlante che annunciano in diverse lingue l'inizio di giri guidati.

E' proprio uno di questi annunci che, nella nostra lingua, ci avverte che a breve sarebbe iniziato un tour guidato in italiano. Decidiamo quindi di accelerare la visita per arrivare in tempo all'inizio del tour. Appreso che il tour è gratuito ci accodiamo al gruppetto e seguiamo la nostra guida che altri non è se non uno studente di storia dell'arte che racimola qualche soldo per mantenersi gli studi a Parigi. Le nozioni sono piuttosto dozzinali ma qualche cosa di interessante la veniamo comunque a sapere. La parte migliore del tour è quella in cui ci viene permesso l'ingresso in una parte altrimenti non accessibile della cattedrale. Nel giro di tre quarti d'ora la nostra guida ci fa un buon riassunto di quanto è possibile venire a sapere con una qualsiasi guida turistica alla mano e di qualche altro curioso particolare. Salutata la guida continuiamo la nostra visita alla parte esterna. La cosa che sicuramente preferisco di Notre-Dame è proprio la varietà della sua archittettura. Ogni lato della chiesa ha qualcosa di particolare che attira l'occhio e la l'obiettivo della macchina fotografica. Inoltre ci sono anche dei piccoli giardini con comode panchine che invitano il turista a sedersi all'ombra per riposare magari contemplando una delle tante viste sulla cattedrale.

Seduti su una di queste panchine e studiando la mappa cominciamo a realizzare che il famoso quartiere Latino non è poi così lontano e, avendo anche fame, ci dirigiamo verso di esso. Usciti dalle Isole, ci ritroviamo all'improvviso tra stradine piene di vita e di ristoranti di ogni genere. Tutti mostrano i propri menù all'esterno e a nessuno manca qualche "prezzo fisso" (un esempio nell'immagine a lato). C'è solo l'imbarazzo della scelta. Scegliamo un ristorante piuttosto incerti sull'effettivo valore di questi menù a prezzo fisso. Nel giro di pochi minuti tutti i dubbi vengono spazzati via. Solo la baguette affettata che ci portano sarebbe sufficiente per un pranzo. Il mio menù si compone di un piatto misto di formaggi, insalata e pomodori, un secondo con un pollo gigante con patate ed una mousse al cioccolato come dessert. Magda opta per una zuppa di cipolle, bistecca di maiale con patate e macedonia. Il tutto in quantità considerevoli. Il cibo è ottimo e altrettanto buono sembra quello dei tavoli vicini. In particolare la fondue di una coppia attrae la mia attenzione. Non appena apprendo di che si tratta dal cameriere ci riproponiamo di provarla al più presto.

Completamente pieni e con portafogli per nulla svuotati (i menù costano meno di 7 €) usciamo dal ristorante e decidiamo di tornate a Notre-Dame per riposarci nei giardini. Le gambe dolgono non poco. Decidiamo di farci una breve camminata per le isole e poi di tornare in albergo a riposare in modo da essere in forma per il giorno dopo. Dall'albergo riusciamo solo in serata per un giro perlustrativo della zona alla ricerca di qualcosa da mangiare e di qualcosa d'interessante da vedere.

Ora, prenotando l'albergo, mi ero fatto un'idea che non dovevamo essere troppo lontani da Pigalle ma dopo non più di cinque minuti a piedi ci ritroviamo, tra la sorpresa, a Place Pigalle in persona. Lo spettacolo è stordente. Una serie di cinema a luci rosse, di sexy shoops di videoteche in tema e di negozi di souvenir erotici si susseguono senza lasciar spazio a null'altro. Io sono intontito e un poco spaventato. Fuori ogni locale c'è un qualche individuo affiancato da donzelle poco vestite che ti invita ad entrare. Alcuni ti mettono anche un braccio sulle spalle spingendoti in direzione del locale. Scorgiamo anche dei gorilloni la cui funzione supponiamo sia di invitare la clientela riluttante a saldare i salati conti (e di cui, il giorno dopo, scopriremo un'altra interessante attività).
Piuttosto rintontiti raggiungiamo il Moulin Rouge e decidiamo di tornare indietro. Ci fermiamo a cenare in una crêperie. Le crêpes non sono nulla di speciale ma non potevamo aspettarci molto di più da un negozzietto ritagliato tra un sexy shoop e un cinema hard.

Stanchi nel corpo e sorpresi nell'animo, torniamo in albergo riproponendoci di tornare a Pigalle il giorno dopo con la macchina fotografica per immortalare il Moulin Rouge e altre amenità della zona. Se quelle foto siano state fatte o no, si vedrà nel prossimo capitolo.