Cap. IV (parte prima)
Dove è descritto il giorno passato a Eurodisney

 

Come detto nel parte precedente, quando la mattina ci svegliamo la prima cosa che facciamo è quella di controllare la situazione meteo. Il cielo è bianco ma non sembra minacciare pioggia. Fatta velocemente colazione e assicuratici d’avere con noi i preziosi biglietti, si parte alla volta di Eurodisney.
Siamo tutti e due piuttosto eccitati e all’arrivo della RER a destinazione schizziamo di fuori in direzione del Parco. Ovviamente tutti i passeggeri del treno si dirigono in massa nella stessa direzione. Arriviamo pochi minuti dopo le 9, ora in cui il parco apre ufficialmente. Di code non ce ne sono e di persone ne vediamo poche. Varcata la soglia, l’impatto è meraviglioso. Una musica in puro stile Disney accoglie il visitatore mentre i vari personaggi Disney incontrano i visitatori, pronti a farsi fotografare e a firmare autografi. Avendo studiato a tavolino le attrazioni del parco, avevamo già deciso di dare la precedenza alle attrazioni Fast Pass (quelle, in teoria, più gettonate e con file più lunghe) con l’intenzione di raccogliere il tagliando e, aspettando il nostro turno, di fare qualche altra cosa. Ci dirigiamo verso Discoveryland pronti per cimentarci nello Space Mountain. Prima di continuare devo precisare una cosa. Mio zio, che aveva visitato il parco assieme a mia cugina mi disse che tutte le attrazioni erano molto tranquille, fatte apposta per bambini (poi venni a sapere che quelle più terrorizzanti non le avevano fatte perché lei era troppo bassa per i requisiti richiesti). Saliamo quindi tutti tranquilli sullo Space Mountain. Delle belle cinture di sicurezza calano giù e comincio a pensare che queste cautele siano eccessive per qualcosa che io, nella mia mente, immagino come un trenino che viaggia a due all’ora. Cinque secondi dopo sono immerso nel terrore. Il suddetto trenino viaggia probabilmente a duecento all’ora e le cinture di sicurezza mi sembrano ora inappropriate per leggerezza. Il viaggio, tutto al buio (siamo nello spazio, non dimenticatelo!), dura meno di un minuto ma questo tempo è più che sufficiente a farmi venire in mente molti dei possibili modi in cui sia possibile morire su delle montagne russe. Quando sento una voce spazialeggiante che annuncia l’arrivo a destinazione, ringrazio l’architetto che ha costruito il complesso e guardando Magda con faccia basita ci dileguiamo fuori. La felicità di averla scampata prevale sulla paura e subito ci dirigiamo verso la seconda attrazione. Lo Star Tours si presenta piuttosto simile al Space Mountain ma la somiglianza è solo esteriore. Questa volta entriamo in una navetta che simula un viaggio nello spazio su schermo. Il tutto sembra abbastanza realistico grazie ai movimenti sul posto della struttura su cui è poggiata la navetta. Naturalmente il viaggio nello spazio è una cosa da bambini per chi è passato dallo Space Mountain ma risulta comunque ben fatto.

Ci dirigiamo verso il secondo mondo detto Fantasyland con il proposito di esplorare a fondo il Discoveryland più tardi. Qui prendiamo il Fast Pass per Peter Pan’s Flight e, aspettando il nostro turno, facciamo un giro su Dumbo the flying elephant che altro non è se non la classicissima giostra con elefanti colorati che salgono e scendono. Strano ma vero, per Dumbo facciamo la più lunga fila della giornata. Il giro dura un paio di minuti e, una volta finito, siamo in tempo per il Peter Pan’s Flight. Questa è forse la delusione più grande della giornata. Da un Fast Pass ci aspettavamo molto ma il Peter Pan’s Flight è veramente il trenino a due all’ora che mi aspettavo a inizio giornata.
Sono circa le 11 e le file ai diversi giochi cominciano a farsi consistenti. Come da programma ci dirigiamo verso Frontierland per prendere il Fast Pass di Big Thunder Mountain. I tempi d’attesa diventano lunghi e dobbiamo aspettare fino alle 12.30 per poter accedere al Big Thunder Mountain. Decidiamo quindi d’impiegare questo tempo tornando indietro ad esplorare Fantasyland. Le attrazioni sono tutte molto carine anche se fatte soprattutto per bambini. Decidiamo di provare le altre due giostre disponibili, la Mad Hatter’s Tea Cups e la Le Caurrosel de Lancilot. Nella prima si gira nelle classicissime tazze colorate, nella seconda si cavalcano dei bei cavalli bardati in stile re Artù. Ricordo l’odioso bambino (tedesco doveva essere il furfante!) che mentre facevo una foto a Magda appoggiato al mio bellissimo cavallo bianco, si impossessò del medesimo relegandomi ad un simil pony marrone buono per un bambino di 6 anni.
Così stronzo da piccolo…chissà poi che diventa!

Ritornando verso Frontierland facciamo una visita all’Adventure Island un’isola con caverna a forma di teschio da esplorare e un galeone piratesco sul quale salire.
Dal Big Thunder Mountain non so cosa aspettarmi. Dall’esterno sembrano delle montagne russe non troppo spinte. Anche qui, calano le solite cinture di sicurezza. Sono però più piccole di quelle della Space Mountain e questo mi rassicura un po’. L’impressione è corretta. Il giro è veloce con delle belle curve attraverso un bel paesaggio senza eccessi particolari. Alla fine della giornata, questa sarà la mia attrazione preferita.
Ritirato il Fast Pass per Indiana Jones and the Temple of Peril, l’ultima delle quattro attrazioni principali, spendiamo l’ora che ci separa dal nostro turno esplorando l’Adventureland e il Frontierland. In queste due aree non ci sono molte attrazioni ma non mancano negozi con ogni tipo di gadget e ristoranti. L’atmosfera è però molto coinvolgente e ci fa sentire veramente immersi rispettivamente in un mondo alla Indiana Jones e nel Far West.
Il Fats Pass di Indiana Jones and the Temple of Peril evita solo un pezzo di coda. La coda è stranamente lunga e piena di tipi che hanno l’aspetto di quelli ai quali la Space Mountain ha fatto lo stesso effetto che il Peter Pan’s Flight ha fatto a me. La cosa più tragica avviene nel corso della fila. Infatti da un certo punto si riesce a vedere parte del percorso e, con mia grande costernazione, apprendo che Indiana Jones and the Temple of Peril prevede anche un giro della morte. Se non fosse che era ormai impossibile tornare indietro, avrei sicuramente cambiato il giro della morte con un secondo più tranquillo giro sugli elefantini di Dumbo. Disgrazia vuole che in aggiunta a tutto, ci fanno sedere sulla parte posteriore del vagoncino con la faccia rivolta all’indietro. In questo modo siamo anche all’oscuro del tragitto del vagoncino e ogni suo movimento non può essere previsto. A questo punto mi affido alla buona sorte e spero che il giro sia breve. Fortunatamente lo è e in meno di un paio di minuti sono di nuovo coi piedi per terra avendo portato a conclusione con estremo valore il giro della morte.
Sono quasi le 14 e decidiamo di mangiare qualcosa al Mc Donald’s fuori dal parco. Le code sono lunghe quasi quanto per le attrazioni principali ma alla fine ce a facciamo. A pancia piena e essendoci lasciati alle spalle le attrazioni più pericolose, torniamo al parco pronti ad assistere alla parata delle 15.